Vive di contraddizioni, di dubbi, di incontri, di connessioni, tanto da poter essere definita quasi come “un’impresa collettiva” che parte anzi dalla contaminazione tra più popoli, idee, sperimentazioni, ma che nasce sempre in un luogo fisico, situato in un determinato contesto sociale , demografico ed economico.
Il volume “La scienza nascosta nei luoghi d’Italia”, pubblicato da Il Bo Live nel 2025, propone un itinerario attraverso 33 luoghi sparsi nella penisola italiana nei quali la scienza, la tecnologia, la ricerca e l’innovazione hanno lasciato tracce significative, non solo nei laboratori o nelle aule universitarie, ma anche e soprattutto nei paesaggi, nei palazzi, nelle infrastrutture dimenticate o poco note.
Il concetto di fondo è che la scienza non è un’attività astratta e scollegata dal territorio, ma è radicata in contesti fisici, storici e sociali specifici, anzi spesso nasce proprio dall’incontro di persone, dai luoghi fisici messi a disposizione o da eventi accidentali.
Un bel suggerimento a “guardare” l’Italia con occhi diversi, scoprendo come la scienza abbia contribuito a plasmare paesaggi, città, infrastrutture e culture locali.
Pur trattando concetti scientifici e storici, lo stile è puramente didattico e narrativo, anzi, può essere pensato come una guida “turistica” ideale per chi ama viaggiare o esplorare la propria patria leggendo biografie di scienziati o inseguendo storie che si intrecciano con il territorio.
Alcuni esempi?
- L’Osservatorio di Arcetri (Firenze) dove Galileo Galilei trascorse gli ultimi anni di vita e dove oggi sorge l’Osservatorio Astrofisico, e che narra l’evoluzione dell’astrofisica, dal telescopio rudimentale del Seicento fino alle moderne ricerche sull’origine delle galassie. E il Seicento per me, con la messa in discussione quasi irriverente e dissacrante di tutte le verità fino ad allora assunte per principio, spalleggiate per lo più dalla Chiesa, rimane per me uno dei momenti storici più belli di questo Paese.

- L’orto botanico di Padova, forse uno dei luoghi più affascinanti della citta, ancora nella sua sede originaria del 1545. Da quest’orto è nato un modo nuovo di studiare la natura: osservare, catalogare, sperimentare. Un esempio perfetto di come la scienza possa essere anche arte del vedere e del conservare, non solo esperimenti di laboratorio.

- Il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso (uno dei capitoli che più mi ha colpito) dove vi è il più grande centro sotterraneo per la fisica delle particelle del mondo, creato addirittura nel momento in cui veniva costruita la Roma – Pescara. Lì, tra chilometri di roccia, si indagano fenomeni invisibili come i neutrini e la materia oscura. Il contrasto tra la quiete della montagna e la complessità tecnologica nascosta sotto terra per me è la metafora perfetta della “scienza invisibile”.

Non solo celebrazione della scienza quindi, ma anche consapevolezza che la scienza nasce, si evolve, fa degli errori, vive di contraddizioni e non può essere slegata dal suo contesto.
Una lettura molto valida per chiunque voglia esplorare il rapporto tra scienza, territorio e cultura in Italia, consigliato a chi ama intrecciare viaggi, storia, scienza e scoperta, o semplicemente vuole ampliare la propria prospettiva su cosa significhi “fare scienza”.
( le foto le ho prese dal web)
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