Tra i desideri più reconditi che nascono nel mio cuore ogni volta che vado in Germania c’è quello di poter portare, anche solo per un paio d’ore, in una città tedesca – anche presa caso – un qualche nostro delegato tricolore alla mobilità.
Suonano sempre così lontane per fortuna, noiose e retoriche, le solite azzuffate social sulle ‘zone 30’ in salsa socio-politica, come se fossero davvero un qualcosa di sconvolgente. In tutta Europa esistono da almeno 50 anni. Cioè, io me le ricordo da sempre, il che significa che 50 anni già c’erano, la tinteggiatura sull’asfalto all’epoca non era nemmeno recente, quindi direi che le scritte a terra e i cartelli stanno lì già dagli anni ‘70. Procedere lentamente con la propria autovettura in una zona dove ci sono case, e quindi persone, scuole uffici, etc. è ritenuto normale e quasi scontato altrove. Da noi ecco che si manifesta il vilipendio al ‘diritto di andare veloci’, e addirittura , come qualche politico inutile e parecchio zoticone urla, ‘sabotaggio al diritto a lavorare’.

rastrelliere personalizzate degli hotel
Chissà cosa penserebbe un tedesco se vedesse nella tv italiana un ministro dire tali idiozie. Forse nemmeno negli anni ‘50 un loro politico si è mai lanciato in fesserie simili. Hanno sempre affrontato la questione ‘mobilità’ in modo coscienzioso. Nessuno è perfetto, ci mancherebbe, ma la serietà altrove non manca, e i risultati si vedono: in primis i mezzi pubblici sono efficienti, nel senso che oltre alla pulizia, sono frequenti, facili da usare anche per i disabili, comodi. Anche noi abbiamo gli autobus, che sono però spesso sottoutilizzati; ma perché ? è solo un fenomeno culturale? oppure ci sono delle incongruenze ?
Cosa voglio dire: se io prendo l’autobus e poi devo rimanere bloccata nel traffico a causa delle automobili che occupano la corsia preferenziale, è abbastanza normale che a quel punto non sia più conveniente. Prendo l’auto anche io. Se i mezzi pubblici non hanno corsie preferenziali libere dalle auto, non hanno senso; lo potete anche regalare l’abbonamento, ma nessuno sarà realmente invogliato a prendere l’autobus.
Altra grande favola – reale altrove – é la frequenza di passaggio. Cinque anni a Roma e posso scrivere un libro su come sopravvivere senza farsi uccidere sui mezzi pubblici della capitale, metropolitana soprattutto. Persone addossate come sardine, puzzolenti e sudate; in una metropoli come Francoforte, quest’estate, non le ho mai viste. I vagoni passano ogni 3 minuti di orologio senza esagerare, questo significa vagoni sempre liberi, comodi, con sedie disponibili. No puzza, no stress, no spingi – spingi. Risultato? Chi non va in bici prende i mezzi pubblici; o comunque di sicuro tutti hanno l’abbonamento per poterli prendere in caso di maltempo.
Altro simpatico capitolo che mi fa sempre molto ridere è una frase che viene sbofonchiata come risposta alle richieste di corsie ciclabili per la tutela di chi si muove in bici:<<Eh ma loro hanno le strade larghe>>, non so se vi è mai capitato ma da qualche tempo è un grande MUST delle scuse mediocri.
Proviamo a sgombrare le nostre strade dalle file di auto parcheggiate su entrambi i lati della careggiata ed ecco come diventano subito più larghe per poterci fare la ciclabile a destra, e magari pure quel senso contrario sulla sinistra. E costruiamo silos dove ficcare queste cacchio di lamiere.
La verità è che nelle nostre città si è sempre delegato lo spostamento delle persone alle persone stesse, un ‘sbrigatevela da soli’ molto generoso, urbi et orbi, che si traduce in ‘prendete pure le vostre auto, o spostatevi volando se ci riuscite’. Tant’è che fanno schifo pure i marciapiedi, che nelle migliori delle ipotesi sono larghi meno di un metro e sono pure tutti scassati ( che tanto ci dobbiamo ficcare i pali mica ci devono veramente camminare le persone! )
E poi ad un certo punto, nell’anno del signore 2025 – grazie anche ai tanti soldi finanziati- ci siamo posti il problema ‘ah già..le ciclabili.. ah già i marciapiedi..e mo’ dove li facciamo? E se togliamo le macchine poi dove gliele facciamo parcheggiare ?’ Tenuto conto che una macchina parcheggiata prima davanti la porta di casa propria che viene improvvisamente spostata lontano – dove per ‘lontano’ si intende anche 5-10 metri – si trasforma in un voto elettorale successivo in meno.. il lavoro ci credo che diventa arduo!!
Tutta questa roba altri paesi l’hanno affrontata ovviamente prima di noi, sicuramente con meno stoltezza di noi italiani sempre molto più attaccati all’automobile tanto quanto al voto di ritorno.
Ma adesso siamo ad un punto di Non Ritorno. Le citta stanno scoppiando, e le persone muoiono.
Muoiono quando attraversano la strada a piedi, quando si muovono in bici, quasi una punizione per non andare in macchina.
Il paradosso non può esistere in questi termini. Dobbiamo viaggiare all’estero per capire le trasformazioni che altri paesi hanno attuato prima di noi – ahimè tanto, ma tanto, tempo fa – e come le hanno affrontate, e poi dobbiamo portarci i nostri amministratori. Oppure scegliere quelli che ci vanno da soli all’estero a vedere come si fa ( ecco che qui dobbiamo sceglierli bene però.. sai il discorso del voto..della democrazia..del non è vero che sono tutti uguali..)
Inutile lamentarsi del traffico e allo stesso tempo paventare fantasiose differenze pseudo genetiche (‘ ma loro sono diversi’, ‘lì fa più caldo o più freddo’, a seconda se la frase viene detta in estate o inverno, ‘è una questione culturale’, ‘beati loro che sono sportivi’, ‘ma qui ci sono tanti anziani’..).
Abbiamo tanti anni da recuperare. STOP.
Oppure ci toccherà viaggiare in eterno per non vedere il nostro fegato gonfiarsi ed esplodere.
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