Cicloimmersione primaverile nella Valle della Cupa – I parte-

Sabato mattina era una bellissima giornata di sole primaverile e ho pedalato per un paio di chilometri a sud di Lecce immergendomi immediatamente in un territorio vasto e ricco di fascino. Non è necessario nemmeno tanto sforzo per immaginare come doveva essere tutta questa parte di campagna leccese fin dall’Ottocento, quando tante famiglie nobili della città hanno iniziato a costruire qui le loro residenze estive, eleggendole anche a luogo preferito per la caccia. Con le sue ville antiche a cui si accedeva spesso dopo lunghi viali alberati, lo studioso Cosimo De Giorgi l’aveva definita, non a caso, “La Tivoli dei Leccesi”.

Chiesa di S.M. di Montevergine

Siamo nella Valle della Cupa, il cui nome è presente già a fine XVII secolo nel catasto Onciario, e come ci ricorda il nome (cupa inteso come infossamento, conca) dal punto di vista geomorfologico altro non è che una depressione carsica che si innesca nel tavoliere salentino, con confini ben delimitati, da sempre molto ambita, grazie ad una terra resa fertile dalla presenza di acqua nel sottosuolo, e soprattutto molto apprezzata per la qualità dell’aria salubre.

Il punto più basso di questa depressione è nei pressi di Arnesano (18 metri s.l.m.) che, come la vicina Rudiae, è stato abitato fin dal Neolitico, come dimostra la scoperta nel rione Riesci di una sepoltura con un corredo funebre, diversi vasi e una piccola straordinaria scultura di pietra antropomorfo chiamata l’Idoletto– ora al museo MArTa di Taranto. Sempre da qui passavano le vie di comunicazione più antiche del Salento preistorico, che collegavano i due mari passando da Rudiae in una direzione, da Cavallino nell’altra, e infine verso Soleto. Ancora ben visibili sono anche le tante specchie (cumuli di pietra) collocate nelle zone più alte di questo avvallamento, usate fin dal medioevo come avamposti per gli avvistamenti, costruendoci spesso sopra anche delle torri-masserie.

l’Idoletto

Riesci – Arnesano

Non è necessario seguire un percorso ben definito, anzi è bello perdersi senza guardare l’orologio in queste campagne, tra masserie fortificate, pagghiare, piccole chiesette sparse qua e là e tante piccole edicole votive. Il rapporto uomo – natura qui è molto forte: da tutta la zona, composta da banchi di calcareniti, si è sempre ricavato materiale da costruzione, ma ora non sono affatto cave di tufo abbandonate, bensì formano un ecosistema nell’ecosistema, perché al centro di questi grossi incavi è facilissimo trovare delle case abitate, con filari di alberi da frutto (limoni e arance), alberi di ulivo, e tanti altri campi coltivati ( il “mare di verzura”  citato sempre dal De Giorgi).

Anche i centri storici dei piccoli paesi che compongono questa valle meritano di essere visitati: i ritmi sono lenti, le stradine strette e lastricate, i giardini delle case grandi e prosperosi. La vita si svolge attorno alle chiese principali, alle piazze del municipio, e ai palazzi nobiliari posti sempre nel cuore del centro storico, dove una piccola pausa caffè è decisamente d’obbligo.

Altri edifici caratteristici che si incontrano nelle campagne nelle campagne tra Monteroni e San Pietro,  sono i vecchi tabacchifici che si intravedono al di là delle grosse mura di cinta. Questi grossi stabili sono testimoni di un passato dove il crescente consumo di tabacco aveva radicalmente modificato l’uso delle campagne salentine e creato una delle prime classi operaie di donne organizzate d’Italia, ovvero le tabacchine (nel 1948 si costituì il sindacato nazionale delle lavoratrici del tabacco) e che, come in tante altre parti d’Italia,  fino all’ultimo si sono battute per evitare lo spettro della disoccupazione quando, con l’avvento delle macchine, il loro lavoro, serrato e a volte disumano, non era più ritenuto necessario.

Palazzo Marchesale Arnesano

Visto che le giornate ora si allungano e c’è già aria di primavera, ho pensato di dividere la visita nella Valle della Cupa in due giornate; una prima scendendo a sud per visitare Lequile, San Pietro in Lama, l’agro di Monteroni e quello di Arnesano,  una seconda (prestissimo) mi porterà un pò più a nord in Lecce, dalle vore di Novoli, passando per Campi Salentina fino a Trepuzzi e Squinzano.

Campi Salentina

Non sono le coste sabbiose, il mare, le spiagge che raccontano la bellezza del Salento, bensì i campi coltivati, le pietre dei muretti a secco, i campanili delle chiese, i cancelli dei palazzi nobiliari, le piazze dei piccoli paesi; e soprattutto non bisogna avere fretta di conoscere il Salento,  e in questo,  una bicicletta può essere una fedele compagna !

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