“Non finisce qui!” – È il mantra delle “Ragazze in Gamba” che hanno raggiunto Santa Maria di Leuca mentre il gruppo del “Road to Rome” percorreva gli ultimi metri della Via Francigena. “È un nuovo inizio”, hanno promesso. E certamente lo sarà.
Però il cammino è finito e non è facile farsene una ragione per chi ha camminato e scritto per la “Staffetta Letteraria Pellegrina” mettendoci il cuore e anche di più. Il cerchio magico si è chiuso e il “Diario delle Ragazze in Gamba” è tornato al punto di partenza, nelle mie mani, dopo 1.700 km e quasi tre mesi in cui ha dato vita a un flusso narrativo a cui ho fatto da cabina di regia.
La nostalgia per la bellezza di quanto vissuto, evidente in ogni post e condivisione recente nel gruppo delle “Ragazze in Gamba”, è la misura del successo del progetto della “Staffetta Letteraria Pellegrina”, il punto di arrivo di un percorso di condivisione di passi e parole attraverso la scrittura di un diario di viaggio che dal 3 di agosto al 18 ottobre è stato scritto a turno da 23 “Ragazze in Gamba” della “Rete Nazionale Donne in Cammino”. Un quaderno blu, come le magliette delle Ragazze in Gamba, che è diventato una sorta di immagine simbolo della spedizione, passato come un testimone di mano in mano lungo l’intero percorso della Via Francigena lungo tutta l’Italia. L’idea era di raccontare in presa diretta e in modo originale l’avventura del “Road to Rome 2021” promosso dalla “Associazione Europea delle Vie Francigene” per i vent’anni della sua attività, ma quando ho lanciato il progetto non immaginavo che avrebbe avuto una risposta così immediata e così partecipata. La “Staffetta Letteraria Pellegrina” è riuscita nel suo scopo di creare il “Diario delle Ragazze in Gamba sulla Via Francigena” e ha perseguito l’obiettivo di promuovere la “condivisione”, creando una unione ideale tra tutte le partecipanti e dando vita a una storia collettiva che attraverso una via di pellegrinaggio ha diffuso i valori del dialogo e dell’armonia, sentimenti che animano da sempre il gruppo delle “Ragazze in Gamba”. Il progetto è stata una vera avventura letteraria, ma anche una occasione di relazione, scambio, condivisione, ispirazione e amicizia.
E adesso? Una certezza: non è finita. Lo abbiamo detto. Il Diario vivrà presto nuove avventure. Innanzitutto un incontro con Itaca – Festival del Turismo Responsabile. Poi la cerimonia di consegna al “Museo del Piccolo Diario” in un evento che unirà il cammino alla formazione sulla “scrittura di viaggio”.
In attesa di tutto ciò, ho raccolto alcune impressioni delle ultime quattro “Ragazze in Gamba” della “Staffetta Letteraria Pellegrina”: Joanne Roan, Eva Allevi, Daniela De Sanctis, Daniela Scianaro.
Joanne Roan
Joanne Roan ha percorso la Via Francigena del Sud da Roma fino a Santa Maria di Leuca, 870 km in 37 giorni.
Perché hai voluto partecipare a questo progetto?
Ho voluto partecipare alla “Staffetta Letteraria Pellegrina” perché mi è capitato a giungo di quest’anno, quando percorrevo la Via di San Francesco, di fermarmi a Pieve Santo Stefano per visitare il Piccolo Museo del Diario. Mi ha entusiasmata molto il museo e quindi ho colto al volo l’occasione per contribuire ad un progetto con loro. Dal 2015 ho sempre scritto il mio blog al termine di ogni giorno in cammino, e in questa occasione in molte tappe ho avuto il doppio compito di scrivere non solamente il blog ma anche il diario; a volte il contenuto mi veniva simile, ma altre volte completamente diverso, scrivendo così di getto quello che mi veniva da dire sul diario ma dando un resoconto più obiettivo della tappa sul blog, guidata anche dalle fotografie che vi pubblicavo.
Ti senti una “Ragazza in Gamba”?
Mi sento una “Ragazza in Gamba” perché le mie gambe mi hanno portato, ora posso dirlo, su tutta la strada che c’è tra Santa Maria di Leuca e Porto! Già dopo il mio primo cammino mi sentivo più forte e avevo più coraggio: quando affrontavo una qualsiasi difficoltà, mi dicevo, se io posso arrivare da casa mia fino a Roma a piedi, potrò superare anche questo problema! Il mio primo cammino era stato anche il mio primo viaggio da sola, ma ora non ho più nessun problema a viaggiare da sola; dopo aver camminato in Francia trovando modo di riuscire a dormire e mangiare anche nei villaggi più remoti e spopolati sul cammino verso Santiago, non ho più paura di rimanere senza cibo o senza un tetto, ma confido nella mia abilità di organizzarmi qualsiasi viaggio da sola. Inoltre ho imparato esattamente quanto posso camminare in un giorno, quali sono i miei limiti fisici, e come dosare e ottimizzare le mie energie.
Le donne che hai incontrato: raccontaci qualche cosa di loro, qualche storia, qualche ispirazione.
Oltre alle altre “Ragazze in Gamba” e alle camminatrici che ho conosciuto lungo questi 870 chilometri, ho incontrato donne fantastiche nei vari luoghi che abbiamo attraversato. Mi ha colpito il fatto che molte delle autorità che ci hanno accolte nei vari centri abitati erano donne: sindache, vice-sindache, assessori. In alcuni comuni del sud Italia queste figure erano tutte donne! Inoltre siamo stati accolti da tante donne ospitaliere: mi vengono in mente Fernanda della Casa del Pellegrino a Buonalbergo, Maria che mi ha accolta all’ingresso a Cerignola e Natalina che mi ha ospitata in casa sua all’uscita della stessa città, Adele, un’altra Ragazza in Gamba, la quale con il suo Comitato della Via Francigena del Sud – Corato mi ha “adottata” facendomi da angelo custode per le tappe che ho fatto da sola sulla Direttrice Troiana fra Troia e Bari, trovandomi sempre un’accoglienza, una guida locale alla città e quando necessario un passaggio per saltare qualche chilometro alla fine di quelle tappe lunghissime che ho fatto a piedi cercando di mantenere la stessa velocità del gruppo Road to Rome in bicicletta! Poi, nei giorni finali del cammino, Maria Grazia Bello di Tricase, che ha ospitato alcuni pellegrini del nostro gruppo a casa sua, dove mi ha invitato per un bicchiere di vino insieme ad Agnese, la pellegrina e ciclista di Marittima che abbiamo conosciuto per puro caso ad una fontana in Campania e che non ha esitato ad invitarci a casa sua.
Eva Allevi
Eva Allevi ha percorso tre tappe dal 2 al 4 settembre (Acquapendente-Bolsena- Montefiascone- Viterbo) e poi le adrenaliniche tappe finali Otranto-Vignacastrisi/Tricase-Santa Maria di Leuca) il 17 e 18 ottobre.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza di condivisione sia con il gruppo generale del Road to Rome che con il nucleo delle Ragazze in Gamba?
Onestamente non è semplice spiegare cosa mi sia successo in cammino, le prime tre tappe le ho vissute come in trans ed è stato molto difficile scrivere il diario, proprio perché ero completamente scollegata dalla testa e totalmente dentro corpo, gambe e cuore. Che bellezza!
È stato un po’ come cambiare pelle. Ecco. Lasciare quel pezzo sofferente di me sul cammino e ritrovare la persona allegra e attiva che sono. Questo mi ha lasciato la condivisione. Soprattutto dopo un percorso fatto in solitaria, sia interiore che nei fatti, un po’ causa pandemia, un po’ per scelta, per necessità di guarigione. Mi sono tuffata nel flusso del gruppo, chiacchierando un po’ con tutti come se ci conoscessimo da sempre. Nelle due tappe finali erano presenti molte donne del gruppo “Ragazze in Gamba” e quindi ho potuto avvertire la naturale sinergia tra noi, il sentirci parte di una comunità. Ho ascoltato, ho imparato, ho accolto i sentimenti delle altre, le vite delle altre, il loro essere uniche nella loro autenticità. Che botta di fortuna!
Se dovessimo paragonare la tua penna al bordone del pellegrino, che cosa racconterebbe?
Racconterebbe che la Via Francigena, quindi l’Europa, è fatta da persone e natura e cultura e tradizioni e storia e arte. Percorrerla è scoprire chi siamo, come individui, come popolo, come cittadini Europei che poi salpano verso il mondo. Racconterebbe l’importanza dell’avere gambe forti e ben piantate a terra per poter stare bene con gli altri, per affrontare il cammino metafora della vita e poi l’energia che si genera comminando con altre persone, lo scambio che produce bellezza proprio perché arricchisce interiormente. La spinta propulsiva che questo scambio genera. Non vorrei essere banale e ripetitiva, ma è proprio questo che succede. Racconterebbe di me, di come si sente la Eva che cammina, di come si emoziona per ogni piccola cosa che incontra.
Una citazione, una semplice frase, che per te ha significato questa esperienza nel suo insieme.
Durante questo cammino ho incontrato dopo 24 anni Luca Bruschi, compagno di università (la Francigena fa regali inaspettati e splendidi, provare per credere!) e quando gli ho confessato come mi sentissi dopo le tre tappe laziali, mi ha ricordato che dopo la fine di un cammino ne inizia sempre un altro. Ed è così. Questa è la mia frase del cuore, che simboleggia ciò che il cammino ha significato per me: una fine e un soleggiato inizio.
Daniela De Sanctis
Daniela De Sanctis ha percorso il tratto della Via Francigena da Lecce a Santa Maria di Leuca.
Perché hai aderito alla Staffetta Letteraria Pellegrina? Cosa ti ha spinta?
Sono giornalista e da qualche tempo ho abbandonato un lavoro fisso, in cui frequentavo ambienti istituzionali e seguivo temi economici, per scrivere solo quelli che mi interessano maggiormente: montagna, cammini e trekking, outdoor, gender gap. Quindi ‘idea della staffetta ha messo insieme cose per me vitali: scrittura, cammino e condivisione. Non potevo non aderire. Ma c’è di più: nella Staffetta la dimensione individualista del classico Diario – destinato a non essere letto da nessuno, a volte nemmeno da chi lo scrive – viene completamente rovesciata: tutte lo scrivono, tutte lo leggono e quelle che non hanno partecipato potranno un po’ vivere anche loro questo percorso. Che è un percorso culturale, naturale, geografico ma, prima di tutto, è un percorso di tante interiorità armonizzate. Anche quando non era il nostro turno di scrittura facevamo squadra, camminavamo insieme, ci scattavamo foto… E questo senso di armonia e collaborazione non riguardava solo noi Ragazze in Gamba. Era qualcosa di diffuso
Le parole chiave dell’evento sono state tre: ripartenza; patrimonio, materiale e immateriale; Europa. Quale di queste hai sentito più tua e perché?
Io sono una Ragazza in gamba quasi della prima ora, dal luglio 2019, e – come molte di noi – senza la community non avrei, probabilmente saputo nulla della Road to Rome. Invece così sono stata una parte, piccolissima, di un tutto in cui mi riconosco profondamente: attraversare in gruppo, a piedi, tre Paesi invita a ripartire – in tutti i sensi – dopo tanta immobilità, aiuta a sentirci cittadini di un’Europa in cui mettere in comune i propri tesori e le proprie identità – senza annullarli ma, al contrario, valorizzandoli – e contribuisce non solo allo sviluppo locale ma a recuperare l’orgoglio del proprio territorio, perché hai qualcuno che lo percorre con lentezza e non si ferma solo nei luoghi più famosi. In alcuni tratti che ho attraversato questa convinzione deve ancora arrivare (e credo che Road to Rome abbia seminato moltissimo, a riguardo). In altri ci credono e si attivano, senza attendere interventi superiori. Penso, per esempio, a Cannole, dove sono passata nel mio secondo giorno di cammino e dove un gruppo di volontari, capitanati dall’inarrestabile Fabio Stomaci, ha non solo ripulito ma caratterizzato il tratto di Francigena utilizzando materiali di recupero, colori e, soprattutto, tanta passione. Sono convinta che entro breve tempo le loro panchine arcobaleno, con frasi augurali sul Cammino, si vedranno nelle guide turistiche come le case della Boca a Buenos Aires.
Daniela Scianaro
Daniela Scianaro ha camminato gli ultimi due giorni fino a Santa Maria di Leuca.
Perché hai aderito al progetto della Staffetta Letteraria Pellegrina?
Mi ha sempre affacciato la scrittura di viaggio. da quando ho iniziato e leggere dei primi colti viaggiatori del Gran Tour, che annotavano le loro impressioni sui loro taccuini da viaggio, alla nascita delle prime guide Baedeker, ma anche di autobiografie dove molto spazio viene lasciato a viaggi importanti che hanno segnato la formazione e la vita di scrittori, letterati e altro. (bellissimo “La mia vita” di A. Christie). quindi nel cammino, nell’attraversare i luoghi si annotano riflessioni, curiosità, emozioni che sono ovviamente molto personali, perché dipendono da chi li guarda, dall’età, dalle proprie esperienze di vita. Un racconto di viaggio non può mai essere come un altro, perché è molto soggettivo. E poi a me piace leggere almeno quanto scrivere.
Quale è il bilancio del progetto secondo te?
Pur non avendo mai percorso interamente il cammino della Via francigena ne vedo le forti potenzialità nella mia regione. Il turismo sostenibile è l’unica chance che abbiamo per poter vivere di turismo senza bruciare le risorse e deturpare le nostre bellezze. Volevo dare il mio piccolo contributo. Mi piacerebbe vedere la Puglia piena di camminatori, pellegrini, e cicloturisti in tutti i mesi dell’anno piuttosto che di famiglie in fila indiana con il canotto sul tetto della macchina, perennemente in coda, che occupano letteralmente le nostre povere spiagge.
AUTRICE: Ilaria Canali – Walk Experience Designer
*articolo riportato dal giornale AEVF*